Don Pierluigi è un uomo di assoluto rispetto, onarabile padre di famiglia, marito fedele e stoico lavoratore. È cresciuto così, camminando torno torno nei laboratori di macelleria sporchi di sangue appartenuto a bestie appena prelevate dal mattatoio. Ancora fanciullo assimilava assieme ai suoi fratelli le aspre lezioni dei maestri norcini della vicina Foligno; con loro imparava a spezzare quarti di vitello, ad insaccare salsicce e a stagionare prosciutti secondo le principali caratteristiche organolettiche e fisiche, fornendo al prodotto la caratteristica forma a pera, un aspetto compatto, un colore rosato, il tipico profumo leggermente speziato ed un sapore sapido, ma non eccessivamente salato. Tecnicamente, potremmo dunque definire Don Pierluigi un autentico beccaio. Vero, ma fino ad un certo punto. Considerarlo tale, infatti, sarebbe oltremodo riduttivo per la sua persona. I suoi influssi provenienti dal mondo criminale più atroce, mitigati soltanto dai dettami della sua consorte, fanno di lui un boss malavitoso di eccezionale rarità, che pare sintetizzare le figure di Marlon Brando ne Il padrino, di Al Pacino in Carlito's way e Robert De Niro in Un boss sotto stress. Don Pierluigi è una persona pressoché buona, tutto sommato civile. Tuttavia, è solito mettere da parte qualunque modo urbano cui la società ha tentato vanamente di abituarlo, quando, tra le mani, si ritrova un'accetta, una motosega od un martello pneumatico. Non si esagererebbe se si affermasse che, in quei casi, sarebbe addirittura in grado di distruggere il pianeta intero, se solo non fosse così impegnato con il lavoro. Per ora si è limitato a demolire l'area attigua alla sua dimora, compresi gli appezzamenti boschivi, che sorgono nelle colline sovrastanti la vecchia struttura dell'Ospedale psichiatrico di Rieti. Non è da escludere, però, che una volta ragiunta la pensione possa un giorno concretizzare questo suo ambizioso progetto, dando vita ad una crudele e sanguinosa apocalisse. La sua fama sta facendo già il giro del Paese. In città già da anni gode di enorme considerazione. Il suo nome ricorre nei rimproveri e negli elogi, nelle telefonate e nelle lettere, nelle chat ed anche negli sms. I vizi e gli ozi, per lui, si somigliano tutti. In quanto offese alla dignità dell'uomo, non ve ne sarebbero di più gravi o più lievi; vanno puniti tutti allo stesso modo: non vi sarebbe infatti alcuna differenza tra chi beve, chi fuma, chi si droga, chi ciondola tutto il dì per la strada o tra i circoli privati, senza mai combinare un'emerita fava. Ricordo la prima volta che lo vidi, la prima volta che imbastii con lui una conversazione. Ero alto più o meno quanto lo sono adesso, sebbene siano passati circa quindici anni da allora. Io ed Andrew Winchester, suo figlio, avevamo fatto amicizia tra i banchi di scuola dell'allora I°C della Scuola media statale “Leonardo Da Vinci”. La sua imponente sagoma mi aveva tacitamente raccomandato il silenzio più assoluto. Quando iniziò a parlare, lo stetti ad ascoltare, come si trattasse del discorso pronunciato dal più feroce dittatore populista. Esaurite le sue cogitazioni, credetti di non aver capito una mazza di quel che aveva appena detto. Guardai allora Andrew, in cerca di un supporto. Ma egli parve ignorare in toto quel che gli capitava attorno, intento com'era a ruzzicare come un folle nei dirupi vicino al cortile, rischiando la morte in più di un'occasione. Ormai privo di qualunque corteccia difensiva, mi sentii quindi inerme, come mai in passato mi era capitato di essere. Fu in quel momento che, senza aggiungere nulla, Don Pierluigi mi prese la mano, la aprì, rivolgen
do in alto il palmo. Poi mi poggiò sopra un panino con dentro tre quattro fette di porchetta. In quel gesto, trovai celate, in un certo qual senso, le stesse parole prolificate nei suoi scritti da Lev Trotski. Oggi, per i suoi cinquanta anni, io (Lou Brown) e tutta la Gang Apart abbiamo voluto fargli dono di una carabina, primo passo verso l'ambita controrivoluzione armata. Inginocchiandoci dinanzi a lui, capo chino in segno del massimo rispetto che noi tutti abbiamo nei suoi confronti, esclamiamo tutti assieme in un coro unanime: "Baciamo le mani, Don Pierluigi!"
lunedì 25 febbraio 2008
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1 commenti:
Ave Don Pierluigi, gang apart te salutant!
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