Pages

sabato 31 ottobre 2009

riusciamo ancora a fare qualcosa di buono in Italia!

Nel 2008 i produttori auto hanno ridotto le emissioni di CO2 dei modelli complessivamente venduti sul mercato europeo del 3,3%, portando la media di settore a 153,5 gCO2/km: un miglioramento notevole rispetto agli anni precedenti, secondo il Rapporto “Reducing CO2 Emissions from New Cars: A Study of Major Car Manufacturers” pubblicato oggi da Transport and Environment (T&E) di cui Amici della Terra e Legambiente sono partner italiani.

Al primo posto della classifica dei produttori, stilata in base ai risultati del rapporto di T&E c’è il gruppo Fiat (138 grammi per chilometro) e al secondo posto troviamo PSA Peugeot-Citroen (139 g/km): i due gruppi sono gli unici ad aver rispettato l’obiettivo dell’accordo volontario del 1998 (140 g/km entro il 2008), recentemente superato dall’entrata in vigore del nuovo Regolamento per la riduzione della CO2 delle auto. Ma risultati importanti di riduzione sono stati ottenuti anche dai gruppi che partivano da posizioni più inefficienti sotto il profilo dei consumi di carburante che hanno generalmente realizzato notevoli miglioramenti nell’ultimo anno: BMW (-10,2%, ora a 154 g), Mazda (-8,2%, 158 g) e Hyundai (-7,6%, 161 g), che rimangono però su valori ancora elevati di emissioni. Meno reattivi i produttori di fascia media, con miglioramento limitato a circa il 2% (Toyota, Honda, GM).

Lo studio T&E pubblica anche la classifica degli Stati in base all’efficienza media delle auto vendute: mentre il Portogallo si conferma nel 2008 al primo posto con un’emissione media dal nuovo parco macchine di 138 gCO2/km (- 4,1% rispetto all’anno precedente), l’Italia (145 g, - 1,2%) perde il secondo posto, sopravanzata dall’incredibile prestazione della Francia (140 g, - 6,2%). Gran Bretagna e Germania (complessivamente il 36% del mercato europeo) occupano posizioni di retroguardia, rispettivamente con 159 g e 166 g, livelli molto superiori alla media comunitaria (153,5 g).


venerdì 30 ottobre 2009

Stefano Cucchi morto di carcere

Stefano Cucchi è stato arrestato dai Carabinieri il 15 ottobre scorso per detenzione di una quantità minima di droga. Trascorre la notte in caserma e l'indomani, con un processo per direttissima, il giudice dispone l'arresto in carcere in attesa dell'udienza successiva. Mentre sono ancora in attesa di vedere il figlio, una settimana fa i familiari ricevono dai carabinieri la notifica del decreto col quale il pm autorizzava l'autopsia sul corpo di Stefano. E' così che i genitori e la sorella vengono a conoscenza della morte di Stefano. Un'altra morte di carcere.



Qui di seguito, vi propongo uno dei tanti articoli pubblicati sui quotidiani di oggi. Questo, in particolare, è apparso su "La Repubblica":

ROMA - L'unica certezza è il corpo martoriato di un giovane di 31 anni. Si chiamava Stefano Cucchi e la sua morte misteriosa è diventata di dominio pubblico dopo la pubblicazione, ad opera della famiglia del ragazzo, delle foto del suo cadavere pieno di lividi. "Vogliamo capire che cosa è successo" chiede la madre. Capire come mai Cucchi sia morto in carcere dopo l'arresto dei carabinieri che lo hanno sorpreso con una ventina di grammi di droga. Dare una spiegazione a quelle fratture alla spina dorsale, al coccige, alla mandibola.

La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta per ricostruire la vicenda ed eventualmente dare un nome e un volto a chi, a due settimane dal suo arresto (Cucchi è statio catturato la notte del 15 ottobre, è morto in prigione il 22), potrebbe aver massacrato il trentenne. E magari capirne il perché, ammesso che esista. "Fino all'ultima goccia di sangue, fino all'ultima goccia di vita io e mia moglie ci batteremo perchè si faccia chiarezza su mio figlio" giura Giovanni cucchi, padre di Stefano, in un'intervista sul blog di Beppe Grillo.

D'altronde, dopo la diffusione delle foto, la vicenda è esplosa in tuta la sua gravità. "Non ho strumenti per dire come sono andate le cose, ma sono certo del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione" dice il ministro della Difesa Ignazio La Russa.

Ma la voce di chi chiede verità e nessuna copertura, si fa sempre più forte. "Verità e legalità per tutti, ma proprio tutti: in fondo è semplice" si legge in un corsivo di ffwebmagazine, il periodico online della Fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini.
"Uno stato democratico non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici - continua il corsivo - Perché verità e legalità devono essere 'uguali per tutti', come la legge. Non è possibile che, in uno Stato di diritto, ci sia qualcuno per cui questa regola non valga: fosse anche un poliziotto, un carabiniere, un militare, un agente carcerario o chiunque voi vogliate. Non può esistere una 'terra di mezzo' in cui si consente quello che non è consentito, in cui si difende l'indifendibile, in cui la responsabilità individuale va a farsi friggere in nome di un 'codice' non scritto che sa tanto, troppo, di omertà tribale".

E mentre l'avvocato di Stefano parla di "omicidio preterintenzionale", la vicenda coinvolge anche la politica. Il Pdci e Rifondazione chiedono al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di intervenire "perché un Paese civile non può permettersi l'ennesimo caso di 'sospensione' della democrazia". E oggi, alle 15, la federazione giovanile del Partito dei comunisti italiani, i giovani comunisti di Rifondazione comunista e l'Unione degli studenti, saranno davanti a palazzo Chigi per un sit-in: "L'opinione pubblica non può rimanere indifferente, serve il coraggio di affrontare la realtà, anche se scomoda".

Per Marina Sereni, vicepresidente dei deputati Pd non si può certo parlare di "caduta accidentale": "Le foto mostrate ieri dalla famiglia, che non ha potuto vederlo neanche in ospedale, ora sono sotto gli occhi di tutti. Tutti aspettano verità sulla morte di un ragazzo di 31 anni. Noi continueremo a chiederla". E anche per il portavoce del Pdl l'accertamento dei fatti "è interesse di tutti".

E chiarezza la chiede anche Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, il secondo sindacato della polizia penitenziaria: "Stefano sarebbe arrivato a Regina Coeli direttamente dal tribunale già in quelle condizioni, e accompagnato da un certificato medico che ne autorizzava la detenzione, come di solito si fa in questi casi".

Durissima, infine, la posizione degli avvocati della Camera Penale di Roma: "Non puo' essere consentito, non può semplicemente accadere, che Stefano abbia potuto subire una fine così orrenda, mentre era sotto la tutela prima della polizia giudiziaria che lo ha tratto in arresto, poi del pm, del giudice, poi ancora della direzione di Regina Coeli e del suo personale penitenziario e dei medici ed, infine, dell'ospedale. Siamo indignati".


Ancora una volta, spazio alle vostre prese di posizione.

lunedì 26 ottobre 2009

Il club dei mangioni


Venite!!!! Accorrete!!!! Mercoledì a casa a sbafare tutto quello che troverete

Speranze...

ENERGIE ALTERNATIVE

domenica 25 ottobre 2009

Al di là di tutto...

... al di là del fatto che Marrazzo sia una vittima delle perseguitazioni dei quattro carabinieri arrestati, al di là della notizia ormai certa che lo stesso Presidente della Regione Lazio si dimetterà dall'incarico amministrativo per stare vicino alla sua famiglia, al di là delle strumentazioni legate a tale vicenda, quello che vi chiedo, in questo post, è come una persona con un tale potere (politico ed economico) possa andare con un simile obbrobrio della natura. (Tie'! C'ha pure la barba.)






sabato 24 ottobre 2009

Due pesi e due misure


Da "Il Mattino":

Quattro carabinieri sono stati arrestati, a Roma, con l'accusa di aver ricattato a scopo estorsivo il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo. I quattro militari, avrebbero preteso dal presidente della Regione somme di denaro perché in possesso di un filmato su Marrazzo. Il governatore ha risposto parlando di vicenda surreale e di bufala, annunciando la sua intenzione di continuare il mandato fino all'ultimo giorno.

Le accuse nei confronti degli arrestati, Luciano Simeone (30 anni), Carlo Tagliente (29), Antonio Tamburrino (28), Nicola Testini (37), sono di estorsione, rapina, violazione della privacy, violazione di domicilio e spaccio: avrebbero estorto a Marrazzo una cifra attorno ai 50mila euro in quattro tranche e su assegni che tuttavia non sarebbero mai stati incassati. I quattro assegni sarebbero stati staccati dal carnet di Marrazzo ma poi non sono stati messi all'incasso da chi li ha ricevuti perché consapevole che attraverso questi titoli di credito si sarebbero potuti acquisire nuovi elementi d'accusa.

I quattro arrestati sono sottufficiali della compagnia Trionfale e sono stati bloccati dai carabinieri del Ros. Sono arrivati a loro tramite alcune intercettazioni relative ad un'altra inchiesta. I quattro saranno interrogati domani nel carcere di Regina Coeli dal gip Sante Spinaci che dovrà decidere sulla richiesta della procura di Roma, dell'emissione delle ordinanze di misure cautelari in carcere. L'inchiesta è coordinata dal procuratore di Roma, Giovanni Ferrara, dall'aggiunto Giancarlo Capaldo e dal pm Rodolfo Sabelli.

Agli atti c'è un filmato di alcuni minuti che ritrarrebbe Marrazzo durante un incontro intimo, lo scorso luglio. Gli inquirenti hanno intercettato il video nella disponibilità di un mediatore a Milano, ma occorrerà verificare chi abbia girato il filmato venuto poi in possesso dei militari che hanno ricattato Marrazzo. La vendita del filmato è stata proposta in questi mesi a numerose testate giornalistiche, ma nessuno ha mai mostrato interesse per l'acquisto. Da accertare la presenza di droga, cocaina, nell'appartamento dove avvenne l'incontro intimo.

Il reato di rapina. Marrazzo sarebbe stato privato dei soldi che aveva nel portafogli, quando sarebbe stato sorpreso con una persona durante quello che fonti investigative definiscono come «rapporto mercenario». A riferire il particolare sarebbe stato lo stesso Marrazzo agli inquirenti. Per questo, ai quattro carabinieri è stato contestato anche il reato di rapina. Solo due dei quattro carabinieri fecero irruzione nell'appartamento.

Nell'appartamento c'era anche un transessuale. Sarebbe stata proprio la natura scabrosa del video, girato sembra con un telefonino, a far scaturire il ricatto a Marrazzo. Resta da chiarire se il video sia stato girato proprio dai carabinieri o se, come gli stessi militari avrebbero dichiarato, il video sia stato girato da un altro transessuale e poi 'ceduto' ai carabinieri. In sostanza, quello che dovranno chiarire le indagini del Ros è se il controllo nell'appartamento sia stato casuale o meno. Il video comunque risalirebbe proprio alla mattina dell'irruzione dei militari nella casa, avvenuta ai primi di luglio.

Negli atti dell'indagine assegni di Marrazzo non incassati. Negli atti dell'indagine ci sarebbero anche assegni, firmati dallo stesso Marrazzo e mai incassati. Gli assegni, per una cifra che sfiora i 50mila euro, sono al centro di due versioni contrastanti fornite da Marrazzo e dagli arrestati. Questi ultimi avrebbero sostenuto che il denaro sarebbe stato "offerto" dal presidente della regione Lazio e non estorto con ricatto. I quattro carabinieri rigettano anche l'accusa di aver girato loro il video nell'appartamento romano.

Il decreto del Pm. Nel decreto di fermo si parla di un filmato con «Piero Marrazzo mentre si intratteneva con un transessuale all'interno di un'abitazione», con riferimento al video girato «con modalità abusive» nell'abitazione con lo scopo di ricattare il presidente della Regione Lazio. Nel filmato, si legge nel decreto firmato dai magistrati Giancarlo Capaldo e Rodolfo Sabelli, «si vedono anche della polvere bianca, che, per le caratteristiche, le circostanze e le dichiarazioni rese, consisteva con ogni evidenza in cocaina, nonché un tesserino sul quale si legge il nome di Marrazzo». Secondo i magistrati la presenza della presunta cocaina è riconducibile «ad un'intenzionale messa in scena, effetto reso ancor più evidente dalla collocazione accanto del tesserino di Marrazzo che non può ritenersi casuale». Ciò, si legge nel provvedimento, è «del tutto conforme alle evidenti finalità dell'intervento premeditato e diretto proprio a sfruttare quell'occasione».

Danneggiate le auto di ex moglie e figlia di Marrazzo. «Non può ritenersi casuale la circostanza che proprio la mattina del 21 ottobre, cioè poche ore dopo l'avvenuta esecuzione delle perquisizioni (in casa degli indagati,ndr) le autovetture della ex moglie e della figlia di Marrazzo sono state fatte oggetto di atti di vandalismo», scrivono anche i magistrati nel decreto di fermo del 22 ottobre. I magistrati indicano questo come elemento indicativo «di una rara spregiudicatezza a cui si aggiunge lo scopo di lucro perseguito: circostanze che fondano e grave e concreto pericolo che siano realizzati reati ulteriori, agevolati dalla speciale funzione di autorità rivestita».

Per i magistrati i quattro carabinieri avrebbero potuto, se non fermati, commettere altri reati. Nel decreto viene riportata la versione di Marrazzo circa l'irruzione dei quattro carabinieri infedeli, avvenuta nei primi giorni di luglio, nell'appartamento: «Con modi palesemente intimidatori si fecero consegnare dalla parte lesa (Marrazzo, ndr) il portafoglio contenente, oltre a una somma di denaro, i documenti di identità e chiesero una somma ingente lasciando intendere in caso di rifiuto gravi conseguenze».

Contattato il fotografo del caso Sircana. Per piazzare il video hard girato abusivamente nell'appartamento dove si trovavano il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e un transessuale, i quattro carabinieri arrestati contattarono anche il fotografo coinvolto nella vicenda Sircana, quando il portavoce di Prodi, allora premier, fu immortalato mentre parlava con un trans in strada. Massimiliano Scarfone, noto come Max, fu contattato da uno dei carabinieri arrestati, Antonio Tamburrino «su richiesta dei tre colleghi perché lo aiutasse a individuare soggetti interessati ad acquistare il filmato». Scarfone, secondo quanto da lui riferito agli investigatori, avrebbe consegnato una copia del filmato «a rappresentanti di alcune testate e gruppi editoriali».

Da luglio a oggi nessuna denuncia sulla vicenda è stata fatta da Marrazzo. Ai quattro militari della compagnia Trionfale, i carabinieri del Ros, sono arrivati attraverso alcune intercettazioni relative ad un'altra inchiesta. Inizialmente i carabinieri del Ros erano all'oscuro che le persone intercettate fossero colleghi di un reparto territoriale.

Marrazzo: «Video bufala, pretendo il massimo rispetto». «Sono sconcertato e amareggiato perché in questo Paese per colpire un presidente si butta fango sull'uomo» ha commentato il presidente della Regione Piero Marrazzo. «Il video è una bufala» ha proseguito Marrazzo, sottolineando: «Come presidente andrò avanti. Sarà la giustizia a far luce sulla vicenda». E ancora: «È stato sventato un tentativo di estorsione basato su una bufala. Sono amareggiato e sconcertato per come a pochi mesi dalle elezioni si tenti di infangare l'uomo Marrazzo per colpire il Presidente Marrazzo». Il Presidente «ringrazia la magistratura e la stessa Arma dei carabinieri per la serietà del loro operato».

«Barbarie intollerabile, non lascio la presidenza». «Per quanto mi riguarda, pur con grande amarezza, continuerò con serietà e determinazione il mio lavoro fino all'ultimo giorno - ha detto Marrazzo - Non è la prima volta che si scatena contro di me un attacco che mi colpisce personalmente e politicamente. Quanto è successo, è un atto di una gravità inaudita, e dimostra che nel nostro paese la lotta politica ha raggiunto livelli di barbarie intollerabili».

«Io una vittima, voglio preservare la mia famiglia». «In questa vicenda, che definirei surreale, io sono vittima, Mi auguro che si arrivi al più presto al chiarimento di tutti gli elementi di questa vicenda - ha aggiunto - ho una famiglia alla quale tengo più di ogni altra cosa e che voglio preservare con tutte le mie forze».

Il legale: agiremo contro chi compie diffamazione. Il legale di Marrazzo, l'avvocato Luca Petrucci del foro di Roma, ha precisato che «a fronte di qualunque notizia che dovesse ledere la reputazione del Presidente Marrazzo si procederà senza indugio a promuovere tutte le iniziative giudiziarie a tutela del proprio assistito per i reati di diffamazione, di violazione del segreto istruttorio e della evidente e gravissima violazione del diritto della privacy».

Tomasone: quattro mele marce. «I quattro carabinieri arrestati sono quattro mele marce che abbiamo immediatamente scoperto e isolato dalla istituzione alla quale non sono degni di appartenere» ha dichiarato il comandante provinciale dei carabinieri, Vittorio Tomasone commentando la notizia dell'arresto di quattro. «Nel corso di alcuni accertamenti - ha proseguito Tomasone - sono emersi elementi di responsabilità sull'attività illecita dei quattro militari. Per questo motivo, nel riferire immediatamente alla magistratura quanto stava avvenendo, i quattro sono stati sospesi dal servizio dell'Arma dei Carabinieri». Il comandante provinciale dei Carabinieri di Roma ha poi sottolineato: «Non è possibile fornire altri particolari se non quello che l'indagine che ha portato al fermo della Procura di Roma dei quattro militari è nata all'interno dell'Arma dei Carabinieri. Un'indagine rapida e rigorosa, che ha permesso così di isolare le quattro mele marce».

I carabinieri di Roma e i Ros hanno svolto indagini serrate in tre giorni, anche di notte. Una prima informativa è giunta a Piazzale Clodio ai magistrati che conducono l'indagine, poi è stato sentito Piero Marrazzo. Secondo la Procura di Roma è stato svolto un «lavoro investigativo rapido e preciso» e, viene sottolineato, svolto grazie alla massima collaborazione tra magistrati e militari. Oggi il generale Vittorio Tomasome ha incontrato il procuratore della Capitale, Giovanni Ferrara. Da fonti giudiziarie si sottolinea che l'indagine fino ad ora «non ha messo in luce alcun complotto di natura politica ai danni del presidente della Regione». La vicenda si inquadra in un contesto criminale che vede coinvolti tutori delle forze dell'ordine infedeli.

«Quando non sarò più vincolato al segreto istruttorio sarà mia cura precisare ogni aspetto di questa vicenda e informare l'opinione pubblica rispetto a quanto accaduto in una situazione in cui sono parte offesa - ha scritto questa sera in una nota Marrazzo - In questi giorni ho fornito pieno supporto alla magistratura, e continuerò a farlo anche in futuro, in relazione alla delicata indagine ancora in corso condotta dalla Direzione distrettuale antimafia. Mi era stato chiesto dall'autorità inquirente, di mantenere il massimo riserbo, in osservanza del segreto istruttorio. A questo impegno mi sono attenuto nella giornata odierna, considerando largamente prevalente l'interesse generale della giustizia a fronte di un presunto coinvolgimento della criminalità organizzata in questa inchiesta».

Tutte cose di cui avrete sicuramente già sentito parlare. Quello che volevo domandarvi, però, è se, tra il caso Marrazzo e quello Berlusconi, si stiano davvero usando due metri di giudizio differenti, come denunciato dagli organi del centrodestra (esponenti del Pdl, giornalisti appartenenti a testate vicine al Governo, etc.). A voi la parola.

mercoledì 21 ottobre 2009

Real Madrid - Milan

Annullato l'incontro infrasettimanale di calciotto al "Pattinodrome" di Villa Reatina per assistere al big match di Champions League fra Real Madrid e Milan. Un solo dubbio rimane da sciogliere: dove ce la vediamo la partita?

martedì 20 ottobre 2009

Il pentimento di Tremonti


Giulio Tremonti si pente, Giulio Tremonti fa l'elogio del posto fisso. Sì, proprio lui, che col suo Governo aveva varato la "Legge Biagi", proprio lui che aveva preso a cuore la teoria della flessibilità e l'aveva fatta pratica. Cosa ha dipeso questa sua improvvisa virata? Qual è la causa di questo ribaltone che rischia anche di portarlo in rotta di collisione col proprio partito, ma soprattutto col suo amato amaro Silvio, impegnato in quella che costituisce, senza dubbio, la madre di tutte le sue battaglie, ossia la propria sopravvivenza politica, alla faccia di tutti i suoi spurting partners. Il pensiero di Giulio, almeno da quanto si evince dai media, si basa (a mio avviso, a ragione) sul fatto che il nocciolo duro della politica contemporanea sia racchiuso in una sola parola, "sicurezza" (al contrario, la parola magica degli anni Novanta era "tasse"). Il suo ragionamento è che nelle comunità aggredite dalla crisi, dominate dall’incertezza sul futuro, oggi sia più forte, per l'appunto, la domanda di stabilità e certezze. «Non credo che la mobilità di per sé sia un valore», ha affermato Tremonti, durante un convegno organizzato a Milano dalla Bpm. «Penso che, in strutture sociali come la nostra, il posto fisso è la base su cui organizzare il tuo progetto di vita e la famiglia». A voi, spazio alle repliche, ai commenti, alle critiche e alle reazioni di ogni genere (anche scorrette, l'importante è che siano libere).

sabato 17 ottobre 2009

Sala giochi

Per domani , domenica pomeriggio , vi invito tutti a casa per GIOCARE "WII , PLAY, TRIVIAL , GIOCHI DA TAVOLO VARI " ..........date le vostre adesioni , fatema sapere , altrimenti andiamo tutti insieme a cogliere le castagne nel castagneto dietro casa

lunedì 12 ottobre 2009

Berlusconi a Onna - Come in una sit-com

Questo articolo mi ha un pò scosso, l'ho letto qualche settimana fa, non ho avuto modo di postarlo prima, se volete scaricare il volantino n°0 de "Il Cratere" trovate il pdf qui.

"L’arrivo del presidente era previsto ad Onna per le 15,30. Alle 14 ero già lì. Decisa ad entrare fra e con i cittadini. Cittadini pochissimi, spiegamento enorme di forze dell’ordine e protezione civile e croce rossa e dame di carità e misericordia e tantissimi giornalisti. Entro senza problema. Mi accolgono le macerie di Onna che vedo, dal vivo, per la prima volta. Una curva, si apre davanti a me lo scenario delle casette mobili. Villaggetto colorato, fiori alle finestre. Il prato solo davanti ad una casa, quella che servirà per il set. Le altre hanno terra battuta coperta di paglia. Mi avvicino, apro una porta e varco l’uscio. Vedo un’abitazione che mi fa pensare ad una roulotte, ma decorosa e vivibilissima. Mi guardo intorno in cerca di cittadini. Nulla. I comitati avevano preparato degli striscioni e stavano arrivando alle 14.30, come da appuntamento. Decido di tornare all’ingresso del paese, dove si era stabilito di incontrarci. Appena arrivano i ragazzi del 3e32, la polizia si fa avanti. L’ordine è quello di non farli passare. E li bloccano. Io sono dall’altra parte. Dentro. Auto blu, sirene. Arriva Bruno Vespa. A seguire il presidente. Qualche cittadino arriva alla spicciolata. Mai avevo visto Berlusconi dal vivo. Fa impressione: una statua di madame Tussauds è molto più espressiva e mobile. Suda. Entra nell’unica casina col prato davanti. Mi rendo conto di essere invisibile. Ma voglio parlargli. Aggiro la casetta per raggiungere un’altra entrata. Improvvisamente un gruppo di signore, mai viste alle riunioni dei comitati, srotola uno lenzuolo, debitamente conservato in borsa. A seguire un altro. Recitano quello che vedete nelle foto. Il presidente esce dalla casina ed urlo con tutta la voce che ho, lui è lì a due passi, “presidente, venga a parlare con i cittadini”, “presidente venga a sentire le nostre istanze”. Subito un nugolo di poliziotti mi oscura, ma ora urlano anche le altre, “presidente, esistiamo anche noi, non solo i cittadini di Onna, questo non è un teatro, 50.000 sfollati chiedono di rimanere sulla propria terra”. Lui suda e si allontana verso l’asilo. Qui iniziano i discorsi di rito. Ma intanto la stampa si è accorta di noi. E ci intervista. Sento degli applausi, voglio vedere chi applaude, se è Aquilano. Cerco mani che battono e non le trovo. Ma gli applausi ci sono, escono da un altoparlante. Come in una sit com. Dopo il nauseante discorso del vescovo Molinari, che d’amblé riconcilia i vescovi con il malcostume presidenziale, esaltando l’uomo del fare,il nostro decide, vista la protesta, di abbreviare la cerimonia e, sotto i fischi, si allontana. Nel frattempo, sono riusciti ad entrare, attraversando i campi, anche i comitati, con un altro striscione. La festa è finita. Noto che l’ottanta per cento dei presenti era gente di fuori, in divisa. Ma noi, stavolta, ci siamo fatti sentire. Incredibile, ci sono riuscite le donne delle nostre frazioni. Le massaie, mamme di famiglia. Qualcosa si sta muovendo. Non so cosa si riuscirà a vedere in televisione della nostra protesta. Probabilmente poco o nulla. Ma c’è stata. Ora tutti a Roma, per la manifestazione di sabato. Per la libertà di espressione. E per reclamare il diritto di vivere in un Paese democratico."

domenica 11 ottobre 2009

Drop everything for a good cause



Da oggi la Gang ha il suo calendario (grazie Brigante per la proposta;)) dove i lunghi, turgidi e sbrodolosi membri (e non) potranno fissare date importanti relatifamente a cio che cazzio ci pare! Amenia.

PS: Controllate la posta, dovreste aver ricevuto l'invito per aggiungere eventi al calendario (che è sotto il player musicale per chi non l'avesse notato). Bye byez

venerdì 9 ottobre 2009

Tributo agli After

Viva la patata!


Questo fine ci sarà la FESTA dell PATATA a Leonessa , no fermi non vi eccitate subito , e poi molti di noi sono fidanzati , fermi con quelle mani.......
si tratta della sagra della Patata , quella da mangiare , gustosa , croccante, usata per gli gnocchi , io e Manu saremo lì domani sera......vi invito a seguirci per fare una mangiata di PATATE ....nell'altro caso ognuno si porti la sua (di patata) e/o dovrà andare a cerca di patate tutta la sera EVVIVA LA PATATA

mercoledì 7 ottobre 2009

E visto che siamo in tema di dibattiti... il "Lodo Alfano"

E' di poco fa la notizia che la maggioranza dei giudici della Corte Costituzionale ha ritenuto costituzionalmente illegittimo il cosiddetto "Lodo Alfano". Da questo momento, dunque, Berlusconi torna un imputato (quasi) normale.

dal sito Internet de "La Repubblica":

La Corte Costituzionale ha deciso: il lodo Alfano è "illegittimo"
Una sentenza che di fatto sblocca i due procedimenti giudiziari a carico del premier

ROMA - Il lodo Alfano è illegittimo. Lo hanno stabilito, a maggioranza, i giudici della Corte costituzionale, riuniti in seduta plenaria per deliberare sulla legittimità - rispetto ai principi della nostra Carta fondamentale - della legge che sospende i processi per le prime quattro cariche dello Stato.

Una bocciatura a tutto campo, dunque, per il provvedimento fortemente voluto da Silvio Berlusconi: secondo i magistrati, il lodo viola ben due norme della Costituzione: l'articolo 138, vale a dire l'obbligo di far ricorso a una legge costituzionale (e non ordinaria come questa); e l'articolo 3, quello che stabilisce il prinicipio di uguaglianza di tutti i cittadini.

E questa presa oggi dalla Consulta è forse la decisione più attesa, più importante sul piano delle ricadute politiche, degli ultimi anni. Anche perché, sul piano pratico, sblocca i due processi a carico del premier (per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato Mills, e per reati societari nella compravendita dei diritti tv Mediaset), congelati proprio a causa del lodo.

I magistrati sono entrati in Camera di consiglio ieri, ma la giornata si è conclusa con una fumata nera. Da qui la seconda riunione, quella odierna: mattinata ancora con un nulla di fatto, e poi, nel pomeriggio, la pronuncia è arrivata. Una scelta non facile, quella dei giudici. Anche perché tra i membri della Corte si è consumato uno scontro tra i favorevoli e i contrari. Fino alla decisione finale.

Ancora stamattina, il ministro della Giustizia Angelino Alfano aveva difeso con forza la legge: un provvedimento - queste le sue parole - "in cui noi abbiamo confidato, ritenendo di avere applicato tutti i precetti della precedente sentenza della Consulta". Ma ora la Corte gli ha dato torto.

Quanto a Berlusconi, ha atteso la pronuncia dei giudici costituzionali nella sua residenza di Palazzo Grazioli. In compagnia, tra gli altri, di Gianni Letta, dello stesso Alfano e di Umberto Bossi, giunto col figlio Renzo.

venerdì 2 ottobre 2009

Scudo per i mafiosi

Ma possibile che ieri a protestare per lo scudo fiscale ci sia solo DI PIETRO , possibile che a nessun altro dia fastidio sì perchè invece di pensare alle stronzate alle discussioni che fanno più baccano , diciamo pure discussioni da gossip , non è stata lanciato alcuna manifestazione per una decreto fatto solo per chi fa FALSI IN BILANCIO , EVADE LE TASSE , e non scherzo è così , a questo punto penso solo che convenga pure a loro che questa legge passi .......
Non mi venite a raccontare la sinistra ha votato NO , sapeva che tanto sarebbe passato, il fatto è che non hanno spinto sui giornali a far conoscere bene questo decreto se non ora che ormai è arrivato all'ultima firma Napolitano , almeno nelle prime pagine nei giorni scorsi era menzionato solo dal sole 24 ore , non ci voglio credere , adesso il PD dice a Di Pietro di non esagerare , allora sono io stesso che chiedo a Napolitano di non firmare perchè se poi un giorno ci lamenteremo "ma a quello non gli fanno niente ? " " ma a quell'altro non lo ingabbiano per aver lasciato in bancarotta una società " no perchè pagando una tassetta , facendo girare un po di soldi all'estero tutto sparisce.

Il PIL è ruvido e "gnertozzo" (fa male)

Tornando a parlare di prodotto interno lordo, vi posto questo interessante articoletto presente sul Fatto di oggi riguardo i rischi che corriamo: LINK.