Due ore e mezza di sonno, poi una doccia fredda, necessaria per poter far ripartire questo goffo trattore che ieri sera ha fatto il pieno di alcol nel proprio serbatoio. Non ho tempo né voglia di fare colazione. Mi siedo sulla tazza del cesso, invece, mosso da uno assillante stimolo gastrointestinale. Ma è un falso allarme. Ci riproverò più tardi, rifletto, magari al bagno dell'Enaip. Tanto lì mi sento ormai di casa. Sono mesi che lo frequento costantemente. Corsi di formazione professionale, project works, presentazioni, consegne attestati. Stamani c'è il professor Kraisky a farci lezione. Quattro ore di insegnamento tecnico sul public speaking, sulla voce, sulla dizione, sulla gestione dell'ansia, sulla respirazione, sul linguaggio verbale, non-verbale, para-verbale. Anche stamattina uscirò di casa e raggiungerò la mia meta a piedi. Queste passeggiate, assieme al sesso, sono quanto di più salutare vi sia nella mia vita attuale. Troppe sigarette, troppi alcolici, troppo di tutto. Arrivo alla sede dell'Enaip con qualche minuto di ritardo. Saluto Serafina, vero motore trainante dell'ente. Poi busso alla porta dell'aula. Il professore mi saluta, contento. Io mi scuso per la mia mancanza di puntualità. Un male cronico, a cui tutti sembrano oramai abituati. Stamani c'è da recitare un testo. Si intitola “Ultimi pensieri natalizi”. Dev'essere uno scherzo, penso. Poi però, messo da parte ogni pregiudizio, inizio a leggere...
“Quando la tua testa si confonde e la mente diventa torbida, quando pensi di essere troppo vecchio, troppo giovane, troppo furbo o troppo scemo, quando rimani indietro e perdi il passo e strisci lentamente nella corsa affannata degli altri, qualunque cosa stai facendo se cominci ad arrenderti, se il vino non arriva all'orlo della tazza, se il vento ti colpisce da un fianco con una mano aggrappata e l'altra comincia a scivolare e le emozioni svaniscono e alla caldaia del tuo treno serve una nuova scintilla e la legna è facile da trovare ma sei troppo pigro per raccoglierla e il tuo marciapiede comincia a curvarsi e la strada si fa troppo lunga e ti metti a camminare all'indietro anche se sai che è sbagliato e la tristezza sorge mentre il giorno scende e il domani mattina sembra così lontano e senti che le redini del cavallo ti scivolano e le mani ti sudano e il tuo deserto inondato di sole e le tue valli inondate di fiumi si trasformano in baracche cadenti e cortili di spazzatura e il tuo cielo piange acqua e il tuo annaffiatoio perde e le finestre si spezzano e le cime dei tetti ondeggiano e i tuoi minuti di sole diventano ore di tempesta e dici a te stesso 'non avevo mai saputo che sarebbe andata così perché non me l'hanno detto il giorno che sono nato' e sobbalzi per i brividi e i sudori e cerchi qualcosa che non hai ancora mai trovato con le ginocchia dentro l'acqua torbida e il mondo ti guarda di nascosto dalle finestre e la tua ragazza se ne vola via lontano e il tuo cuore è come il pesce quando frigge e il campanello squilla forte ma non lo senti, pensi di avere le orecchie ferite e gli occhi offuscati da uno sporco accecante e ti hanno imbrogliato con un bluff e c'è qualcosa nella tua mente che vorresti dire, che qualcuno dovrebbe sentire ma ti rimane attaccato alla lingua e ti tormenta quando sei a letto sdraiato e per quanto ti sforzi non riesci proprio a dirlo e hai paura fino nell'anima di dimenticarlo e gli occhi ti nuotano nelle lacrime che hai in testa e i tuoi cuscini di piume diventano coperte di piombo e tu fissi i denti del leone e la sua bocca e sei sdraiato sulla pancia con le mani legate dietro e vorresti non aver mai seguito quell'ultimo segnale di deviazione e ti dici ma che cosa sto facendo su questa strada che sto percorrendo, su questo sentiero che sto imboccando, su questa curva dove sto esitando, su questo sentiero su cui passeggio, nello spazio che sto occupando, in quest'aria che sto inalando e ho mescolato troppo, ho mescolato duro perché cammino, dove corro, che cosa sto dicendo, cosa conosco su questa chitarra che suono, nel motivo che fischietto, nelle parole che scrivo, nelle parole che penso, in questo oceano di ore che bevo senza mai fermarmi, chi sto aiutando, che cosa sto rompendo, che cosa sto dando, che cosa sto prendendo, ma fai del tuo meglio con tutta intera l'anima per non pensare mai questi pensieri e lasciare che guadagnino terreno o ti pesino sul cuore come piombo, ma poi capisci perché stanno lì, aspettano il momento di gocciolarti addosso di nascosto, perché qualche volta ti senti quando la notte arriva e hai paura che ti possano afferrare nel sonno e salti giù dal letto lasciando l'ultimo capitolo dei tuoi sogni e non ti ricordi per quanto ti sforzi se eri tu a gridare nel sogno e sai che c'è qualcosa di speciale che ti serve e sai che non c'è medicina capace di guarirti né liquore sulla terra che smetta di farti sanguinare il cervello e ti occorre qualcosa di speciale, sì, ti occorre davvero qualcosa di speciale, hai bisogno di un treno superveloce su un binario da tornado che ti spari da qualche parte e ti rispari indietro, hai bisogno di un vento di uragano sul fischio di una locomotiva a vapore che scoppietta e ulula e sferraglia che conosce centro volte i tuoi guai, ti occorre un pullman continentale senza discriminazioni di razza che non riderà per il tuo aspetto, la tua voce, la tua faccia, e continuerà a viaggiare anche dopo ogni moda, ti serve qualcosa che apra nuove porte per mostrarti qualcosa che hai già visto prima ma a cui cento e cento volte non hai badato, ti occorre qualcosa che apra gli occhi, ti occorre qualcosa che faccia sapere che sei tu e nessun altro che possiede il posto dove stai in piedi, lo spazio dove siedi, che il mondo non ti ha sconfitto, che non può farti impazzire, non importa quanti calci ti hanno dato, ti occorre davvero qualcosa di speciale per darti speranza, ma speranza è solo una parola che forse hai detto o forse hai sentito in qualche angolo ventoso dietro una curva stretta, ma è di questo che hai bisogno e lo sai fin troppo bene perché guardi e ti salgono i brividi, perché non la puoi trovare su una banconota e non è sul davanzale della tua fidanzata e non è sulle mappe stradali dei ragazzi ricchi e non è nei club studenteschi dei ragazzi grassi e non si fabbrica nei germi di grano di Hollywood e non è su quel palcoscenico dalle luci fioche dove quell'attore imbecille farnetica e ti porta via i soldi e tu pensi che è buffo, non la puoi trovare nelle poltrone di nessun night club o yacht club e per quanto strofini forte non la troverai davvero sul tuo scontrino, no, non è nelle chiacchiere che raccontano o nelle lozioni per foruncoli che ti vendono o dentro la camicetta di una star del cinema e non puoi trovarla sul campo da golf o nelle favole dello Zio Tom e neppure te la può dare Babbo Natale e non è nelle acconciature da bionda selvaggia o nei vestiti colorati e non è nei manichini e nei suoni delle voci caramellose da torta al cioccolato che ti bussano in confezione natalizia dicendo 'non sono graziosa e non sono carina e guarda la mia pelle e guarda la mia pelle luccicare e guarda la mia pelle scintillare, guarda la mia pelle ridere', guarda la mia pelle piangere quando non capisci nemmeno se tutta questa gente ha gli intestini, questa gente così bellina coi loro nastri e i loro inchini né oggi né mai la troverai sui gradini fatti di papièr machè e dentro la gente fatta di melassa che un giorno sì e l'altro no comprano un paio nuovo di occhiali da sole e non è nei generali con cinquanta stellette e nei finti pazzi che ti fregherebbero per un decimo di centesimo prima che tu possa contare fino a dieci e poi te lo rifanno alle spalle, quelli che fanno dietrofront e trafficano e girano e roteano e si imbrogliano l'uno con l'altro nel loro mondo giocattolo e non puoi trovarla nei cretini senza talento che vanno in giro orgogliosi e fissano le regole per quelli che hanno talento e non è in quelli che non hanno talento ma pensano di averlo, quelli che per un po' saltano sull'autobus perché è di moda e si fanno i soldi e le donne e tu gridi e butti il cappello in terra e dici 'Cristo, devo essere anch'io così, non c'è nessuno qui che sa dove sto, non c'è nessuno qui che sa quello che sento, buon Dio Onnipotente questa roba non è reale.' No, ma questo non è il tuo gioco, non è neppure la tua corsa, non senti il tuo nome, non vedi il tuo viso, devi guardare altrove e dove cerchi questa speranza che insegui, dove cerchi questa lampada che brucia, dove cerchi questo pozzo che spruzza petrolio, dove cerchi questa candela che illumina, dove cerchi questa speranza che sai esistere laggiù da qualche parte e i tuoi piedi possono percorrere solo due tipi di strade, i tuoi occhi possono guardare solo attraverso due tipi di finestre, il tuo naso può annusare solo due tipi di corridoi, puoi toccare e torcere e girare soldo due tipi di maniglie ed è inutile andare a cercare Dio in una chiesa di tua scelta. Puoi andare nel deserto dipinto al tramonto o nella più lurida corsia dell'ultimo ospedale di stato e anche se non è altro che una mia opinione è solo in questi posti che lo troverai.”
Era il 1961 ed un

ventenne scriveva queste parole su una piccola agendina personale. Ora ha 67 anni ed il suo sconfinato talento è stato finalmente riconosciuto dalla Columbia University di New York che lo ha insignito del premio Pulitzer nella categoria delle arti, «per il profondo impatto avuto sulla musica popolare e la cultura americana attraverso composizioni dallo straordinario potere poetico».. Il suo nome è Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan.